L’Aristocrazia socialista del Regno di Draconia

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L'Aristocrazia che si esprime in: lealtà, meritocrazia, gerarchia




Gli uomini devono avere pari do­ve­ri, di­rit­ti e be­ni...
 

 
L’Aristocrazia socialista del Re­gno di Dra­conia
 
Gli uomini devono avere pari do­ve­ri, di­rit­ti e be­ni... se ta­le o­biet­ti­vo non sa­rà rag­giun­to, non vi po­trà es­se­re u­gua­glian­za tra gli es­se­ri u­ma­ni e sic­co­me ta­le o­biet­ti­vo è mol­to lon­ta­no dal­l’es­se­re rag­giun­to, l’u­ma­ni­tà ver­sa nel­l’a­bie­zio­ne più to­ta­le. Ciò ci di­mo­stra che la de­mo­cra­zia non è ap­pli­ca­ta nella so­cie­tà u­ma­na e che ol­tre ai co­sid­det­ti re­gi­mi au­to­ri­ta­ri vi­ge una fal­sa de­mo­cra­zia, la più sub­do­la delle dit­ta­tu­re, poi­ché in­vi­si­bile.
Il futuro dell’umanità sta nel­l’A­ri­sto­cra­zia so­cia­li­sta... la so­cie­tà per­fet­ta dei Sin­gha­ria­ni. Es­sa è co­sti­tui­ta da in­di­vi­dui pa­ci­fi­ci – non e­si­sto­no at­ti di vio­len­za d’al­cun ge­ne­re – che par­te­ci­pa­no, col­let­ti­va­men­te, al be­nes­se­re so­cia­le, poi­ché tut­ti pos­sie­do­no gli stes­si be­ni e non vi è al­cu­na di­spa­ri­tà di di­rit­ti e di do­ve­ri. Tut­ti per­se­guo­no lo stes­so fi­ne, lo svi­lup­po spi­ri­tua­le del pro­prio es­se­re, il ve­ro con­cet­to di A­ri­sto­cra­zia.
 

La Magna Charta dei diritti umani
 
Lealtà, Gerarchia, Me­ri­to­cra­zia: que­ste so­no le tre pa­ro­le-chia­ve che co­sti­tui­sco­no il mot­to a­ri­sto­cra­tico.
 
L’Aristocrazia è fedeltà... fe­del­tà ai prin­ci­pi di ogni co­sa, del­l’es­sere e della sua ma­ni­fe­sta­zio­ne. La ma­ni­fe­sta­zio­ne si e­spli­ca nella re­a­liz­za­zio­ne delle co­se ter­re­ne per il be­nes­se­re degli uo­mi­ni che de­vo­no co­glie­re e col­ti­va­re in sé que­sto mot­to a­ri­sto­cra­tico.
La trasformazione nell’indivi­duo si at­tua dif­fon­den­do tre con­cet­ti di na­tu­ra es­sen­zia­le, Le­al­tà, Ge­rar­chia, Me­ri­to­cra­zia. Cia­scu­no di es­si de­ve es­se­re per­ce­pi­to, in ogni sin­go­lo uo­mo, come na­tu­ra vi­vi­fi­can­te, poi­ché la re­a­liz­za­zio­ne – nel­l’uo­mo – di que­sti tre con­cet­ti ge­ne­ra il con­cet­to pri­ma­rio di Li­bertà.
Se l’uomo non riassume nella sua in­te­rio­ri­tà que­sti tre con­cet­ti non po­trà mai e­spri­me­re e vi­ve­re il con­cet­to della Li­ber­tà. È un as­sio­ma di leg­gi su cui è ba­sa­ta l’e­vo­lu­zio­ne del­l’u­ma­ni­tà, per­tan­to il mot­to a­ri­sto­cra­ti­co – co­sti­tui­to dai tre con­cet­ti – de­ter­mi­na nel­l’uo­mo il con­cet­to pri­ma­rio di Li­ber­tà che in­clu­de il con­cet­to del­l’E­gua­glian­za, l’e­gua­glian­za tra i po­po­li. In ca­so con­tra­rio non c’è e­vo­lu­zio­ne, non c’è via per la Fra­tel­lan­za Uni­ver­sale.
 
La prima parola del motto ari­sto­cra­tico: Le­altà.
Primaria onestà verso se stes­si e di con­se­guen­za ver­so gli al­tri. Re­a­liz­za­to ciò, ci si re­la­zio­na con il pros­si­mo... che ab­bia, pe­rò, ot­te­nu­to la stes­sa re­a­liz­za­zione.
 
La seconda parola del motto a­ri­sto­cra­ti­co: Ge­rar­chia.
È il cuore dell’aristocratico. Egli ge­sti­sce e va­lu­ta i ter­mi­ni della Le­a­ltà. In que­sta ma­nie­ra, egli rie­sce a mo­du­la­re e quin­di va­lu­ta­re l’o­ne­stà di ogni sin­go­lo in­di­vi­duo ver­so di lui.
 
La terza parola del motto ari­sto­cra­ti­co: Me­ri­to­cra­zia.
Gli aristocratici dopo aver va­lu­ta­to il per­cor­so del­l’uo­mo, in al­tre pa­ro­le l’o­ne­stà ver­so se stes­so e di con­se­guen­za ver­so gli al­tri, gli at­tri­bui­sco­no dei me­ri­ti e­spli­ca­bi­li a va­ri li­vel­li.
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